Giovanni Ronzoni
Giovanni Ronzoni (Lissone, 1952) porta nella pratica artistica il suo sguardo di architetto. Noto per i suoi restyling di palazzi storici, per la poetica dedicata al bianco, alla luce e al vuoto degli interventi residenziali, crea “menhir contemporanei” di legno che si alzano verso il cielo, a differenza dei loro antenati di pietra, con leggerezza.
I suoi grandi tondi di scagliola su supporto metallico a parete coniugano la “pelle” seducente del materiale che ha affascinato il Rococo con la sua leggerezza, storicamente contrapposta al marmo e alla pietra, con colori analitici e forme quasi organiche che sembrano rimandare al Movimento Moderno e che tradiscono la continua fascinazione della pratica artistica di Le Corbusier.
Il nero e il bianco tornano nelle sue opere su carta, poste sul limite tra grafica e pittura. Spesso su un supporto piegato e accartocciato, sul quale la linea dialoga con la campitura, con il pieno e il vuoto, queste opere parlano il linguaggio dell’azzeramento e della sottrazione; equilibrano, con la loro apparente fragilità, la presenza minerale e vegetale delle sculture; grazie alla luce e all’ombra mostrano un approccio diverso e più sottile alla ricerca della terza dimensione.